Ha
vinto il capitalismo della crescita contro quello delle regole
Di
Carlo Pelanda (3-4-2009)
Proviamo a
selezionare le decisioni più rilevanti prese dal G20 di Londra e a valutare la
portata di ciascuna.
Ricarica di un trilione (mille miliardi) di
dollari al Fmi ed altre istituzioni finanziarie internazionali per sostegni ai
Paesi nei guai. La Cina ne darà 40, il Giappone
ben 100, la Ue
solo 100, ecc. Questa è roba buona, anche se già decisa da tempo, e sarà utile.
Stimolo fiscale equivalente a 5 trilioni
di dollari nel biennio 2009/10.
Più o meno tale somma equivale a quanto Stati Uniti e Cina da soli hanno già in
programma ed in bilancio. Il fatto rilevante è che l’America ha deciso di
stimolare con una bomba di debito la ripresa e la Cina di sostenerla
comprandoglielo, così aiutando il suo export. Nei giorni scorsi si era aperta
una frattura tra i due. Ma poi hanno trovato accordi bilaterali ad ampio raggio,
non solo economici. Evidentemente Obama ha mollato tali concessioni alla Cina
da farla convergere. Il G2 sino-americano sarà nuovamente la bicolomotiva del
mercato globale. Ciò porterà gravi squilibri futuri, emarginerà l’Europa, renderà la Cina autoritaria prima
potenza mondiale, ma nel breve termine ci tirerà fuori dalla recessione. Creazione di un Consiglio per la stabilità
finanziaria mondiale. Sarà l’evoluzione del “Forum” coordinato dal bravo Mario Draghi
ed è una buona notizia in quanto precorre un organismo mondiale capace di
regolare la finanza globale, creando convergenze tra i regolatori nazionali. Il
“buono” della notizia è che, vista la dominanza dei Paesi a capitalismo che
parla inglese pur con accenti esotici, le regole saranno quelle che permettono
di fare finanza audace e non quella finalizzate a reprimerla come vogliono i
giuseconomisti dello statalismo europeo. Lista
punitiva dei paradisi fiscali. Poiché nel summit ha vinto il “capitalismo
della crescita” (Cina, America, Brasile, India, Regno Unito, Giappone) contro
quello “della stabilità” invocato da
Francia e Germania, ai due è stato dato
un contentino. Per tenere buoni gli elettori devono dare loro un untore: il
cattivo capitalismo imbroglione, gli evasori fiscali ed i loro santuari, ecc.
Ovviamente i paradisi resteranno perchè è improbabile che Pechino sanzioni la
sua Hong Kong e Washington vieti le società del Delaware. Il trucco è che la
lista – sarà compito dell’Ocse il farla - avrà diversi colori prima del nero e relativa
punizione. Ci sarà qualche vittima, ma questa sarà decisa da un cartello di
piazze finanziarie off-shore che con la scusa della lista farà fuori i
competitori.
Il commento
di sintesi è il seguente. Dobbiamo essere contenti sul piano economico per la
vittoria del capitalismo della crescita, ma molto preoccupati per l’evidente
irrilevanza dell’Europa. Ciò dimostra l’enorme errore strategico di Sarkozy
nell’aver chiamato il G20 l’autunno scorso, e di Merkel nell’insistere sulla
stabilità invece che sulla crescita in fase di crisi, senza considerare che in
tale organismo prevalgono interessi diversi da quelli europei.
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